domenica 22 aprile 2012

Parte ottava. La rivoluzione informatica dell’architettura. Dopo il 2001. Da Ground Zero a oggi.


31. Espressioni digitali

Dopo il disastro delle Twin Towers di Manhattan nel settembre 2001, il mondo sembra essere cambiato, non solo dal punto di vista dei controlli aeroportuali. Si aprono riflessioni sugli strumenti contemporanei (la globalizzazione, la rete, l’elettronica) in particolare sull’uso di tali 
strumenti e in che direzione veicolarli.


Strumenti, crisi, sfide

Nella storia dell’architettura, lo strumento, inteso come materializzazione del pensiero e incarnazione dello spirito,  è sempre stato  elemento fondamentale di rapporto con la materia della costruzione, non tanto come mezzo per raggiungere un fine, ma come occasione di interrogazione profonda. La presenza di un nuovo strumento, l’Information Technology, applicata all’architettura apre una lunga fase di interrogazione sulle profonde mutazioni che questo diverso modello sta comportando. Sarà utile a combattere le crisi grandi o piccole che siano? La modernità non è lo sforzo verso la trasformazione delle crisi in valore? La sfida è aperta.


Paesaggi informatici

Uno dei temi che più hanno caratterizzato la ricerca architettonica degli ultimi anni novanta è il tema del paesaggio. Un’opera significativa a riguardo è la realizzazione della stazione dei traghetti a Yokohama in Giappone, da parte dei Foreign Office Architects. Il progetto è un paesaggio artificiale-naturale in continua mutazione lungo tutto l’andamento dell’edificio. L’interesse del progetto è nella grande scala della realizzazione, nella messa a punto di strumenti informatici di controllo sia della progettazione sia del cantiere. Altro esempio l’edificio BMW di Zaha Hadid, che si inserisce tra i tre corpi principali della produzione ed è attraversato dai grandi binari delle catene di montaggio, un’opera che vive una sorta di coreografia collettiva e si trasforma in un vero paesaggio abitato condiviso. Il paesaggio cui cercano di dare forma questi architetti nasce attraverso le interconnessioni dinamiche, le interrelazioni, le geometrie parametriche che sono tipiche del mondo elettronico. La nozione di paesaggio informatico è in rapporto con i metodi di indagine e simulazione dei meccanismi genetici dei diversi fenomeni naturali.

La digitalizzazione. All is bit.

Al mondo d’oggi siamo sempre più circondati da schermi, da quelli fissi a quelli mobili, che ci influenzano determinando nell’abitante della città una condizione quasi di bombardamento da schermo, quindi strutturalmente digitale. Lo schermo diventa portatore di una nuova concezione di visione del mondo e il bit colorato con il suo costante refresh , una sorta di nuovo ambiente nativo. Le ricerche architettoniche conducono a una duplice condizione dello schermo: come una superficie bidimensionale o come un elemento portatore di profondità. Due esempi sono a Barcellona, il primo è il rifacimento del Mercato rionale di Santa Caterina, di Miralles e Tagliabue (EMBT), che si presenta con una copertura ondulata e tassellata da 325.000 esagoni di ceramica, che come un grande schermo ondulato trasmette energia a tutto il quartiere. Il secondo è la Torre Agbar di Jean Nouvel, un monolito a forma di fuso, che con la trama pixelata dei pannelli colorati che rivestono il volume, viene evocato un immaginario schermo. Un altro esempio è il SK Building a Seoul, in Corea del Sud, degli asiatici RAD, che realizzano un grattacielo dove è presente un’implementazione elettronica usando una pelle digitalizzata,  dove sistemi attivi e di illuminazione creano luci e suoni in continua mutazione, cominciando a vivere come uno schermo vero e proprio e non solo evocandolo.

32 Processi e diagrammi

Diagrammi abitati

Peter Eisenmann usa la tecnica progettuale della piega: attraverso l’atto del piegare si conformano insieme le parti di un edificio e le articolazioni del paesaggio. Ma questa piega è solo un’applicazione di un approccio più generale. La parola chiave a questo punto diventa diagramma: cioè l’esplicitazione di una serie di relazioni possibili e auspicabili del progetto.  Si tratta della creazione di alcune relazioni che devono caratterizzare l’esito finale, il quale dipenderà dagli eventi che intervengono nello sviluppo del progetto come fossero variabili per far evolvere il diagramma verso una forma finale invece che un’altra. Opere che hanno coscienza di questa attività formativa e sono basate su un’impostazione diagrammatica, come quella della piega, condensando e rivelando la genesi del loro farsi, ne lasciano aperti gli esiti anche nel loro evolversi futuro. Ecco perché la forza del diagramma diventa prorompente: la processualità si estende nel tempo, non è chiusa nell’esito finale ma apre il processo della sua stessa evoluzione.


Modelli informatici

L’informatica è caratterizzata non solo dalla manipolazione del singolo bit informativo, ma soprattutto dalla possibilità di variare raggruppamenti di informazioni, in una logica sistemica e interconnessa. Nel campo della ricerca architettonica si affronta la più complessa tematica della modellizzazione delle informazioni, che si intreccia con la rappresentazione tridimensionale presentando due aspetti scientifici da considerare: l’uno che ha una diretta relazione con lo sviluppo geometrico matematico della forma, quindi nell’organizzare coerentemente calcolo, produzione e cantiere; l’altro è la progressiva tendenza verso un modello globale, tridimensionale e informatizzato che contenga tutte le informazioni del progetto. Pionieri dei due aspetti sono rispettivamente lo studio di Norman Foster e la struttura Gehry Technologies. Con l’uso del modello elettronico si potranno avere numerose visioni tridimensionali, ricavare piante e sezioni e si potrà modificare un elemento architettonico e verificare nell’immediato l’effetto sulle visioni, sui calcoli statici , sui costi , sulle dispersioni termiche ecc. Le nuove generazioni di architetti sanno che non si tratta soltanto di avere una modalità realizzativa del progetto basata sulla relazione dinamica delle informazioni, ma è l’architettura stessa che tende a diventare dinamica, interconnessa, mutabile e interattiva.

Opera all'interno del libro Architettura e Modernità

          La mia scelta ricade sull'opera di Penezic & Rogina, Asilo Jarun, Zagabria 2002-06.

Per questo asilo multicolore gli architetti croati hanno utilizzato la matrice urbana per modellare creativamente il programma e la posizione. La massa inflessa dell'edificio segue le direzioni non perpendicolari  di due blocchi vicini residenziali. I tre ingressi separati all'asilo, al nido e al servizio e gestione delle aree, sono collegati al percorso pedonale in direzione est-ovest lungo il lotto.  Al piano terra le aule di attività sono a diretto contatto con ambienti esterni attraverso terrazze coperte, mentre quelle al primo piano hanno logge poco profonde. L'architettura ha tre principali obiettivi. Il primo è ariosità e luce, con un'adeguata protezione contro la luce solare diretta. Il secondo è accessibilità  che è stato raggiunto grazie all’articolazione lineare del volume, con terrazze, sporgenze e aperture di diverse dimensioni. La caratteristica maggiore è l'uso di materiali e colori. Rivestite con pannelli in plastica, alluminio, vetro e una varietà di colori che sono stati utilizzati dentro e fuori.







Ex-tempore 18 Aprile


Ex-tempore 4 Aprile


Ex-tempore 5 Marzo


martedì 10 aprile 2012